A otto anni g e n e r a l m e n t e si frequenta la terza elementare, o giù di lì. Non si posseggono cose, né case, forse qualche gioco, regalato. Non si è afflitti da scomodi pensieri, contratti che stridono, non si versano tasse, poi INPS... è un cattivo Disney?
Si è l u n g i m i r a n t i s e s i p e n s a a d o p o d o m a n i , se è urgente si fa dopo, o domani. Si lavora part-time, nel pomeriggio al massimo è remote working, ma il meno possibile, che ci sono cose più importanti da fare. Le riunioni solo se divertenti, dopo le 16, «facciamo da me? Chiedo a mia mamma». Le ferie poi son da temerari, per chiedere tre mesi filati ci vuole fegato.
A otto anni T h e V i s u a l A g e n c y paga l’affitto, frequenta l’università in America, vince premi, finisce sul giornale... L’inglese ecco, su quello ci sta lavorando. Voci dicono che andrà pure a c o n v i v e r e .
Ad ogni modo, The Visual Agency è un piccolo prodigio, e come tutti i prodigi fa notizia. Un tabloid quindi, questo, il mezzo perfetto per testimoniare spirito e carattere, di un’azienda composta e rigorosa quanto un foglio Excel
( c o n a l c u n i b u g ).